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LICENZIAMENTO PER POST SU FACEBOOK

  • Immagine del redattore: pablobottega
    pablobottega
  • 16 ott
  • Tempo di lettura: 1 min

Un recente caso del Tribunale di Milano ha chiarito una questione molto attuale: cosa succede se un lavoratore insulta qualcuno in una chat privata WhatsApp o in un post pubblico su Facebook?

Un operaio di una società di servizi ambientali era stato licenziato per aver scritto messaggi offensivi in una chat aziendale su WhatsApp e per aver pubblicato su Facebook frasi molto denigratorie contro la polizia locale, identificandosi come dipendente della società. L’azienda aveva deciso di licenziarlo per giusta causa, ricordando anche i suoi precedenti disciplinari.


Il giudice ha fatto una distinzione:

  • Chat WhatsApp → sono considerate comunicazioni private, tutelate dalla Costituzione. Se restano all’interno del gruppo, non possono essere usate per giustificare un licenziamento.

  • Post su Facebook → sono pubblici e quindi hanno rilevanza disciplinare. In questo caso, il lavoratore ha usato frasi gravemente offensive, non protette dalla libertà di espressione.


Nonostante ciò, il Tribunale ha ritenuto troppo severo il licenziamento, perché l’unico fatto davvero contestabile era il post su Facebook. Risultato: il recesso è stato dichiarato illegittimo, ma il lavoratore non è stato reintegrato, bensì risarcito con 12 mensilità.

La sentenza ricorda che quello che scriviamo sui social può avere conseguenze serie sul lavoro, mentre ciò che resta in ambito privato non sempre può essere usato contro di noi.


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