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SMART WORKING: QUANDO IL DIRITTO INCONTRA L’ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

  • Immagine del redattore: pablobottega
    pablobottega
  • 19 nov
  • Tempo di lettura: 1 min

La recente sentenza n. 605/2025 del Tribunale di Belluno riaccende il dibattito sullo smart working come strumento di conciliazione vita-lavoro. Il caso riguardava una lavoratrice madre che chiedeva di svolgere almeno parte delle sue mansioni da remoto, a fronte della distanza dal luogo di lavoro e della necessità di accudire due figli minori, uno dei quali neonato. La richiesta mirava anche a evitare il rapido esaurimento dei congedi parentali previsti dalla legge.

Il Tribunale ha ricordato come l’ordinamento, pur non riconoscendo un diritto assoluto al lavoro agile, garantisca la tutela da comportamenti discriminatori e imponga al datore di lavoro il rispetto dei principi di correttezza, buona fede e solidarietà contrattuale. L’azienda è quindi chiamata a valutare soluzioni ragionevoli che tengano conto delle esigenze familiari del lavoratore.

Nel caso concreto, tuttavia, il Giudice ha ritenuto legittimo il diniego datoriale: l'organizzazione interna risultava coerente e la prestazione da remoto, pur già concessa in passato, non era più idonea a soddisfare le esigenze operative del momento. Da qui il rigetto del ricorso.

La decisione conferma che lo smart working non è un diritto automatico, ma una modalità da costruire attraverso un equilibrio tra necessità personali e reale compatibilità aziendale.


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